Mi piace scrivere le recensioni delle storie di Topolino mentre le leggo, per scoprire man mano cosa mi aspetta nel lungo viaggio nella fantasia che queste avventure consentono di compiere. Oggi vi parlo di Topolino e le 2000 palme, storia firmata nel soggetto, nella sceneggiatura e nei disegni da Giuseppe Zironi. Stiamo parlando del nuovo ciclo di avventure lanciato da poco tempo sul settimanale, voluto anche dal direttore editoriale Alex Bertani, che porta il nome di Topolino giramondo.
Il nome della serie è tutto un programma. Abbiamo visto il nostro personaggio alle prese più volte con vari mestieri, tra il giornalismo e l’investigazione. Qui Topolino è un reporter, alle prese con diversi viaggi che portano in giro per il pianeta ad esplorare numerosi luoghi, quasi come se fossimo alle prese con le avventure di una tale famiglia di Paperopoli, che, per volere dello zione, spesso si lascia trasportare in luoghi inesplorati.
“Lo scopo del viaggio non è la mèta, ma il viaggio stesso”
Qui però non siamo alla ricerca di tesori, almeno di tesori “materiali”. Infatti, come ci viene ricordato anche nella pagina che precede la storia di Topolino, pubblicata sul numero 3365 del settimanale a fumetti in edicola dal 20 maggio, “lo scopo del viaggio non è la mèta, ma il viaggio stesso“. Prima di continuare a leggere, ecco a voi l’allerta spoiler! Se non avete ancora letto la storia Topolino e le 2000 palme, fate attenzione, perché vi descriverò ciò che succede, anche se sarò abbastanza vago nel finale.
Topolino così si ritrova a viaggiare in giro per il mondo e questa volta il suo reportage lo porta direttamente nell’apparentemente ostile deserto del Sahara. La storia si apre con il nostro topo preferito che si aggira per un’oasi nel deserto, assaporando i profumi e la frescura. Sembra quasi di ritrovarsi all’interno dell’oasi, complici anche i disegni densi di particolari.
Ad un tratto la scena si sposta all’interno di una scuola. Topolino si trova a rispondere alle domande sul Sahara e a raccontare la sua avventura che ha vissuto in prima persona. Ecco che da questa scena l’autore trae lo spunto per narrare le vicende che vedono il personaggio come protagonista, tra le insidie che l’ambiente del deserto a volte sembra nascondere.
C’è acqua nel deserto!
Topolino, nel suo viaggio verso sud, si ritroverà ad aiutare Adid, che deve trasportare delle palmette. Si tratta di elementi naturali molto importanti, perché queste piccole palme, comprate a caro prezzo, faranno un viaggio con uno scopo ben preciso, quello di proteggere una località dall’avanzata della sabbia del deserto.
La storia Topolino e le 2000 palme, come del resto accade sempre sul settimanale, ha ovviamente dei risvolti educativi molto interessanti, perché propone delle spiegazioni (grazie anche all’espediente narrativo del racconto del protagonista ai piccoli alunni) relative proprio alla formazione dell’ambiente desertico e alle caratteristiche spesso nascoste di questo territorio che molti non conoscono a fondo.
Scopriremo così che c’è acqua nel deserto! E scopriremo anche tante altri dettagli interessanti che rendono di Topolino un settimanale altamente educativo. Ma su questo aspetto non avevamo certo dubbi!
L’avventura di Topolino e di Adid nel deserto continua sullo sfondo di un ambiente notturno, ma l’imprevisto è sempre in agguato. Due individui convinceranno (più o meno con le buone) a seguire Topolino e il suo amico nel villaggio di “El Ziron“, ma le palmette sembreranno essere presto in pericolo. Almeno così crede Topolino, che svelerà l’arcano e scoprirà che tutto si è risolto in un vero e proprio equivoco.
I due però, ripartiti, si troveranno in difficoltà e, nella giornata seguente, faranno una scoperta davvero sensazionale. Non voglio però rovinarvi il piacere di scoprire di che cosa si tratta con la lettura della storia, quindi mi fermo qua con il racconto e non vi rivelerò come si conclude l’avventura di Topolino e del suo nuovo amico nel deserto.
La natura rivendica i suoi spazi
Ciò su cui mi voglio soffermare è sull’intento educativo che questa storia riesce ad avere in un periodo in cui la natura sembra voler rivendicare il proprio spazio all’interno del nostro bellissimo pianeta che spesso con le azioni dell’uomo abbiamo messo a dura prova. È fondamentale pensare alle bellezze del mondo, spesso anche a quelle dei luoghi inesplorati, come dei beni da preservare.
Per questo le piccole palme che Adid trasporta per fare del bene al suo paese rappresentano un messaggio di speranza, per il futuro e per l’uomo. La natura potrà riprendersi i suoi spazi, se ciascuno di noi sarà in grado di fare la sua parte. E il rispetto della natura deve essere sempre la priorità, specialmente in un periodo storico in cui forse è stata messa un po’ da parte dall’uomo, sempre più rivolto a mettersi al centro dell’attenzione nel mondo.
È questo che, a mio parere, questa storia ci insegna. L’esplorazione e il viaggio possono essere degli strumenti molto utili per conoscere nuove culture e per comprendere come è fatto il nostro pianeta, anche nei luoghi che sembrerebbero più ostili, ma che in realtà forse vogliono “solo” difendersi dai pericoli.
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